Il premier apre la partita per non usare lo scudo anti-spread

HELSINKI – Bisognerebbe dare all’Esm la licenza bancaria: solo così si avrebbe quell’effetto deterrente che permetterebbe all’Italia di beneficiare dello scudo anti-spread senza doverlo usare. La difficile partita europea di Mario Monti passa anche da qui: dal Fondo permanente nato nel marzo del 2011 e trasformato, grazie al pressing italiano al Vertice di fine giugno, nel ‘meccanismo’ a protezione dei paesi ‘’virtuosi’’ che hanno tassi di interesse eccessivamente elevati. Ma che, da solo, continua a non avere le risorse sufficienti per garantire la stabilità della moneta unica.

La Germania, spiegano nel governo, ha dato via libera a Mario Draghi per ridurre il ‘gap’ fra i tassi di interesse nella zona euro. Ma l’intervento della Bce non potrà che essere limitato nel tempo, in attesa che entri in funzione l’Esm (il fondo salva-stati che sostituirà l’attuale Efsf), su cui pende la decisione dei giudici costituzionali tedeschi attesa per il 12 settembre. Una volta entrato in vigore il Fondo permanente – sottolinea chi ha partecipato ai negoziati europei – Berlino però pretenderà ‘’ogni tipo di garanzia’’ prima di attivarlo. E qui’ sorgono i problemi. Perchè uno dei nodi è proprio questo.

Il Vertice di fine giugno ha stabilito il principio che i paesi virtuosi che attivano l’Esm debbano firmare un memorandum d’intesa in cui ci si limita a prendere atto degli sforzi compiuti, con la promessa di proseguire sulla strada intrapresa. Ma è una dichiarazione scritta sulla sabbia, perchè nulla vieta che insieme al riconoscimento di quanto fatto il paese beneficiario si ritrovi con nuovi ‘compiti a casa’. Non solo: l’arrivo della troika – nonostante le rassicurazioni del professore – non è del tutto scongiurato, visto che lo statuto dell’Esm (che non è mai stato emendato) prevede ancora che il memorandum sia predisposto dalla Commissione europea con il concorso della Bce e, ‘’ove possibile’’, del Fmi. E non è un caso che a Parigi, Monti e Hollande abbiano insistito proprio sulla rapida attuazione delle decisioni prese nel summit di fine giugno.

Monti – e non e’ un caso – ha sempre detto di non voler attivare il Fondo (anche perchè quello esistente, l’Efsf, non ha le capacità per farlo), ma non è detto che – soprattutto se l’intervento della Bce sarà limitato nel tempo – non sia costretto a farlo in futuro.

– Al momento non è un tema sul tavolo – spiegano a palazzo Chigi, rimarcando però che ‘’per ora’’ le cose stanno così. E qui si arriva al secondo nodo, quello della licenza bancaria.

Monti ha sempre sostenuto che maggiori saranno le risorse dello ‘scudo’ e meno probabilità ci saranno di doverlo usare. E la licenza, garantendo all’Esm l’accesso alle risorse (virtualmente illimitate) della Bce, trasformerebbe il Fondo in quel ‘bazooka’’ necessario a scoraggiare gli speculatori e incoraggiare gli investitori, anche senza usarlo.

Il dossier, dopo essere rimasto sotto traccia per settimane a causa delle resistenze tedesche, è tornato prepotentemente in primo piano. E con il passare dei giorni ha guadagnato consensi. Secondo Bloomberg l’idea, dopo un’iniziale contrarietà, piace ora anche a Mario Draghi. Persino il governatore austriaco, Ewald Nowotny, ha aperto all’ipotesi. Il problema, come al solito, è la Germania. La licenza bancaria continua a non non andare giù ai tedeschi, timorosi di mettere in pericolo i forzieri della Bce. Ma il tema ormai è sul tavolo. E forse è stato affrontato anche da Monti e Hollande all’Eliseo. E non è escluso che emerga anche negli incontri che il professore avrà a Helsinki, a cominciare da quello con il premier ‘rigorista’ Jyrki Katainen. Perchè la strada per un vero ‘scudo’ è ancora lunga.

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